LA SAGRA DI PIEVE... UN TEMPO

Non si sa quando a Pieve il giorno di pasquetta si cominciò a fare la sagra; certamente si tratta di una tradizione molto antica. Lunedì 8 aprile 1901 don Girolamo, da poco arciprete di Pieve, registra nella sua cronistoria: "sagra a Pieve... con gran concorso di forestieri"; è un'annotazione semplice, fatta senza tanti commenti, come si trattasse di un avvenimento che non faceva notizia, abituati a vederla ogni anno chissà da quanto tempo.

I vecchi del paese raccontavano che anticamente la sagra di Pieve aveva luogo l'8 settembre; la folla che si radunava per quest'occasione provocava però danni ai contadini, essendo il periodo della maturazione dei frutti, si decise quindi di trasferirla al lunedì di Pasqua.

In questo giorno, un tempo, aveva luogo anche la processione alla Madonna di Pieve dei fedeli delle parrocchie circostanti, ma per la "gran sagra", questa processione aveva finito col "perdere ogni senso di devozione", così i parroci di Pieve e Torre avevano deciso di effettuarla la prima domenica di settembre: la sagra di pasquetta perse quindi ogni significato religioso, per diventare una festa popolare "laica".

L'anno seguente, il 1902, l'informazione è più ricca di particolari: nella piazza trovano posto "la giostra e banchi di sagra e giocattoli"; quell'anno per la prima volta viene organizzata la pesca di beneficenza, in una stanza che dava sulla piazza illuminata da lampade ad acetilene.

Molti premi erano stati regalati, ma "siccome qualcuno si lagnò che qualche bottiglia di vino fu roba trista, un'altra volta ad ogni bottiglia regalata applicheremo il nome del donatore".

Curiosa l'annotazione ripetuta dall'arciprete per vari anni in occasione della sagra: "nessun disordine"; probabilmente a quei tempi le risse erano abbastanza frequenti, soprattutto in occasione di affollamenti e di generose bevute. Altre informazioni, che ogni anno troviamo nella cronistoria parrocchiale in occasione della sagra, sono riferite al tempo: come adesso, anche un secolo fa il successo della festa paesana, che si misurava nella folla di persone e dai soldi guadagnati dalla pesca, dipendeva dal tempo: a volte la pioggia rovinava tutto, altre volte il caldo sole di primavera favoriva "il solito grande movimento. Gli osti hanno consumato nelle due feste 30 ettolitri di vino" (11 aprile 1909).

Scoppiata la Prima Guerra Mondiale, la sagra fu sospesa dall'autorità militare; lunedì 24 aprile 1916, giorno di pasquetta, "il paese ha l'aspetto delle solite feste ordinarie. Un po' di vita produce la presenza di 500 soldati accantonati in paese".

Nel 1919, si riprende a far festa, però il Lanificio Rossi non lascia a casa gli operai, perciò in paese c'è un movimento "limitato" e in piazza "quattro tavoli di cosiddetta sagra rappresentano l'antica festa del paese". Lo stesso capita gli anni successivi. Nel 1923 la Fabbrica rimette in vigore la "vacanza" del lunedì di Pasqua, la festa è però in parte rovinata dal tempo incerto.

Gli anni successivi la sagra vede sempre un gran movimento di gente, che si affolla attorno ai baracconi, riempie le osterie, si diverte sulle giostre (l'altalena, le barche); la musica, al posto degli impianti stereo di oggi, è assicurata dalla banda.

Anche nel 1941, nonostante la guerra, il lunedì di Pasqua a Pieve si registrò il consueto movimento degli anni passati. Il 26 aprile 1943 il cappellano don Virgilio Peripoli allestì una pesca pro Casa della Dottrina; "fu pure organizzata una custodia di biciclette, che fruttò lire 850". Durante quella sagra ci fu un incidente: nel momento di maggior affollamento passò per il paese una vettura con tre ufficiali tedeschi; alcuni nostri soldati, reduci dalla Russia, li notarono e cominciarono a lanciare nei loro confronti frasi ingiuriose e fischi. Dovette intervenire un ufficiale dei carabinieri per calmare i soldati italiani.

L'ultimo anno di guerra vede una sagra molto magra: appena "un paio di poverissimi bersagli... Tutte chiuse le osterie, completamente sprovviste di vino".

Finita la guerra, la sagra di pasquetta torna ad essere frequentatissima "il paese dà l'impressione di essere tornato ai tempi normali d'anteguerra". Aumenta anche il numero di giostre ed attrazioni.

Degli anni successivi ci è venuta a mancare la testimonianza di don Girolamo Bettanin, scomparso nel 1948: l'esperienza diretta di molti assicura che la Sagra, il giorno di pasquetta, ha sempre continuato ad essere un appuntamento obbligato, un punto di riferimento per tante persone dei paesi vicini.

 

art. apparso sulla rivista "TRA NOI" della Parrocchia S. Lorenzo di Torreb. - luglio 2003

 

Vogliamo noi aggiungere che la tradizionale sagra, nel dopoguerra, è continuata per l'impegno di molte brave persone coordinate nel tempo da Gino Fedeli, Giovanni Comparin, suo figlio Franco. Attualmente Giuseppe Chemello (Bepo Posta) si è fatto carico dell'impegno che ci auguriamo possa perpetuarsi ancora per molti anni.