Lo storico Gaetano Maccà così la descrive nel suo celebre volume sulla "Storia del territorio vicentino"(1814):

 

"La chiesa parrocchiale di Torre Belvicino è posta in piano nel fine del luogo borgato, ed è dedicata a s. Lorenzo. Ha cinque altari. Nel maggiore evvi una tavola del Gualtieri da Schio, e rappresenta il martirio di s. Lorenzo. E' tavola assai stimata. Il soffitto del coro, e le sue parti laterali a fresco sono di Giacomo Ciesa pittore Vicentino. La tavola dell'altare di s. Antonio Abate è di Alessandro Maganza. Nel fine di questa tavola mirasi dipinta la villa di Torre Belvicino, ed ivi si vede, che la chiesa era già tempo situata quasi nel mezzo della villa borgata; atteso che di sotto la detta chiesa osservasi un lungo tratto di case, e tra esse due ruote di molini; ma il torrente Liogra portò via tutto quel tratto, e ora essa chiesa trovasi poco distante da detto torrente. Nella sua muraglia al di dentro nell'alto tra i due altari di s. Antonio Abate, e di s. Carlo v'è un quadro in tela nel quale sta dipinta l'arma della comunità, in fine del quale leggesi:

Illmo ac Rmo D. D. Donato Henrico Turrigene Veglensi Epo Templi hujus anno M. D. V. die XVIV. Octrobis consecratori hoc opus Patria dicavit.[1]

Il P. Riccardi erroneamente dice, che la detta iscrizione sta in una lapide posta nel muro, e le fa data dell'anno M. D. Die XIV. Octrobis. Secondo il Fralati, che prende sbaglio rapporto alla famiglia, non fu Vescovo di Veglia, ma della Bosnia. Potrà ciò dasi; prima però, o avanti sarà stato Vescovo anche a Veglia, perchè la iscrizione certamente non dovrebbe fallare. In un libretto ms. che tratta dalle famiglie di Torre Belvicino da me veduto, nel quale vi sono anche gli arbori delle famiglie medesime, trovasi ancora l'arbore della famiglia Righi, e tra i soggetti componenti questo arbore v'è un donato quondam Pietro ivi intitolato Vescovo di Veglia, e anche Arcivescovo di Bossina: ma ritorniamo alla nostra chiesa. Essa adunque è independente presentemente da altre chiese; laonde nel sabato santo fa il suo rettore da se le sue funzioni; ma veggasi ciò che abbiamo detto parlando della chiesa della Pieve di Belvicino. La chiesa di Torre Belvicino viene uficiata da un religioso col titolo di rettore, e così viene chiamato dalle bolle Pontificie. In quella del Pontefice Innocenzo XI. del 1680 leggesi: Innocentius Episcopus etc. Dilecto Filio Joanni Roncono Rectori Ecclesie Sancti Laurentii Turrium Belvicini etc. Che anche anticamente così s'intitolasse il parroco di questa chiesa, vedremo fra poco. Questo rettore viene eletto dalle monache di s. Pietro di Vicenza; e oltre ad esso evvi anche un cappellano eletto dalla comunità. Il più antico rettore che abbia trovato eletto dalle suddette monache è un tal Bartolomeo di Padova del 1420 come si può vedere nel nostro codice diplomatico ms. Vicentino alla data del 1329 in fine. Un altro Giovanni era rettore del 1460 ma di altro paese. Questo leggesi in detto anno nelle visite Vescovili così: Prebyter Johannes de alemania rector ecclesie Sancti Laurentii a turre. Merita poi qui menzione un tal don Leonardo Longo sacerdote Vicentino, il quale, come scrive il P. M. Gio. Tommaso Faccioli Domenicano nel suo catalogo ragionato de' Libri stampati in Vicenza, e suo Territorio nel secolo XV. formò della sua casa una stamperia tanto in città, come in villa, sopraintendendo egli stesso prima alla correzione delle stampe, e poi imprimendo anche libri colle proprie mani. Egli fu prima rettore della chiesa di s. Paolo di Vicenza, e poi di quella di Torre Belvicino. In questa villa esso stampò il libro di Giovanni Climaco, in fine del quale leggesi:

M.CCCC.LXXVIII. die XIX. Septembris. Questo Libro fo facto in casa del Reverendo Misier pre Lunardo longo rector de la gesia de Misier Sancto Lorenzo da tore de bel Vesin. Adi soprascripto.

Una copia di questo libro da me veduta già tempo trovavasi nella libreria del convento di s. Francesco di Schio de' Minori Osservanti. Veggasi ciò che abbiamo detto in fine della chiesa di Enna. [...]"

 

[1] "La comunità dedicò quest'opera all'Illustrissimo e Reverendissimo signor Enrico Donato di Torrebelvicino, vescovo di Veglia, consacratore di questo tempio. 19 ottobre 1505."

Quando si sorta la nostra comunità ecclesiastica non lo sappiamo, anche perchè i nostri antichi turritani facevano capo alla Pieve di Belvicino, la matrice di tutte le chiese della Val Leogra. Nell'ambito della Pieve, in epoca imprecisata, sorsero delle cappelle con un sacerdote che svolgeva alcune funzioni religiose, ma che viveva nella canonica di Pieve, in comunità con altri presbiteri o clerici, con a capo l'archipresbiter.

Di sicuro la nostra cappella si era trasformata in chiesa e quindi aveva acquisito una propria autonomia ed un proprio sacerdote fisso alla fine del secolo XIII quando viene nominata nelle Rationes Decimarum (decime papali) del 1297 con il proprio presbitero Guglielmo. Probabilmente la chiesa di allora era abbastanza piccola e costruita in maniera molto semplice.

 

Bisognerà attendere la fine del '400 e l'inizio del '500 per avere un edificio sacro più grande e più adeguato alle necessità di una popolazione aumentata di numero e con più disponibilità economiche.

E' il momento, infatti, della fioritura dell'attività mineraria, con Torrebelvicino ricco di miniere ma anche e soprattutto di fucine adibite alla fusione e lavorazione dei metalli.

In questo periodo troviamo parecchi atti notarili con lasciti per la costruzione della chiesa e per l'erezione del campanile.

 

Com'era questa chiesa? Purtroppo non ci resta alcuna documentazione che la illustri adeguatamente. Un'immagine ci sarebbe giunta da una tela che lo storico Maccà riferisce di aver visto nell'altare di S. Antonio Abate, opera di Alessandro Maganza. In tale quadro, sullo sfondo, era dipinto il paese di Torrebelvicino con al centro la nostra chiesa.

Questo dipinto è stato rimosso e non ci è data notizia dell'attuale collocazione.

Tuttavia, da un resoconto di una visita pastorale del 1518, sappiamo che la nostra chiesa era ornata da quattro altari: quello maggiore intitolato a S. Lorenzo, uno dedicato al SS. Sacramento, uno a S. Bartolomeo ed infine uno a S. Antonio.

Un'antica fotografia di Robert Harth del 1885 ci mostra che il campanile era situato a destra del presbiterio, nell'area dell'attuale sacrestia e conferma di ciò ci giunge dal ritrovamento delle sue fondamenta durante i lavori di restauro del 1993/94.

 

Nel 1532 la nostra parrocchia venne arricchita di una preziosa tela che raffigura il martirio di S. Lorenzo, opera dell'artista scledense Giovanni De Mio, uno dei più rappresentativi pittori del '500 vicentino.

 

Nel 1557 Francesco Gualteri, fratello del De Mio, dipinse il quadro "Madonna fra i santi Bartolomeo e Antonio Abate". Entrambe le opere, commissionate e pagate dal comune di Torrebelvicino, si possono ammirare tutt'oggi nella nostra chiesa.

Per quanto riguarda la consacrazione del 1505, nonostante nostre approfondite ricerche, non abbiamo raccolto altre notizie oltre alla già citata iscrizione iniziale. Il vescovo Donato Righi, di Torrebelvicino, che consacrò la chiesa il 19 ottobre 1505, (secondo il Faccioli, nel Musaeum Lapidarum Vicentinum, il 14 ottobre 1500) fu vescovo di Veglia (l'attuale Krk in Dalmazia) dal 1484 al 1515.

Il parroco era invece don Vincenzo dei Nori nominato rettore nel 1480: durante il suo mandato la nostra parrocchia di s. Lorenzo si smembrò e dopo lunghe vicissitudini nacque la parrocchia di s. Giovanni Battista di Enna, come è ben descritto nel volume della storia di Enna del dr. Angelo Saccardo.

 

Nel corso dell'800 la nostra parrocchiale fu rifatta in stile neoclassico. Verso la fine del secolo si sentì la necessità di costruire un nuovo campanile in sostituzione della torre campanaria del '400. Fu progettato dall'ingegnere Gio Battista Saccardo e inaugurato nel 1896.

Nel rifacimento della chiesa dell'800 il coro però non era stato ricostruito. Don Giuseppe Peruzzi, che era stato nominato parroco nel 1897, decise nel 1903 di abbattere il vecchio coro e di costruirne uno di nuovo, conforme al disegno della chiesa. Così lo stesso sacerdote, nella cronaca della parrocchia, ricorda l'avvenimento: "Il giorno nove settembre 1905 dopo d'aver terminati i lavori della chiesa e abbellita di nuove tinte, dopo d'aver fatto dipingere sulla tastiera dell'organo il Davide arpeggiante si consacrò la chiesa dal vescovo di Vicenza Monsignor Feruglio".

 

Durante i lavori di restauro del 1993/94 venne posizionato il nuovo altare, opera moderna del prof. Cremesini di padova.

Proprio questo altare verrà dedicato dal nostro vescovo Cesare Nosiglia a s. Lorenzo martire, a S. Bakhita e a s. Cecilia in occasione della sua visita il 14.10.2005.