LA "CASA DELLA DOTTRINA" - PIEVEBELVICINO

Quando don Virgilio Peripoli giunge a Pieve come cappellano (giugno 1940) la sede del Circolo Cattolico occupa tre stanze al piano terra della casa, ora di proprietà degli eredi di Giovanni Scapin (conosciuto come Giovanni Rosso), nella quale abita anche la famiglia dei custodi e gestori del bar annesso: a disposizione degli iscritti dell'Azione Cattolica del paese c'è una stanza per le riunioni, una stanza cosiddetta "dei disturbi", perchè riservata ai giochi rumorosi e infine un locale per il gioco delle carte.

Il catechismo viene insegnato in chiesa, ai bambini ed ai ragazzi divisi in gruppi.

Appena visita, accompagnato dal parroco, questi poveri locali, il giovane cappellano subito pensa alla possibilità di dare un nuovo ambiente "alla gioventù bisognosa in una parrocchia operaia". Dopo un anno l'idea, la possibilità da valutare, è diventata convinzione; don Virgilio ne parla con l'arciprete don Girolamo Bettanin. Il vecchio prete, di salute malferma, che aveva sempre avuto paura dei debiti, di fare il passo più lungo della gamba, anche perchè mancava del coraggio, o della faccia tosta, necessari per chiedere soldi alla gente, certo non si mostrò entusiasta della proposta del suo giovane vicario e aveva anche argomenti validi per dissuaderlo dall'intraprendere una simile avventura: siamo in piena guerra mondiale, molte merci sono introvabili, i prezzi aumentano continuamente, gli uomini sono sotto le armi, il paese è piccolo "per sobbarcarsi un'opera così grande".

Conoscendo la caparbia tenacia del proprio cappellano, don Girolamo penso non abbia molto insistito nella discussione, non ricorse neppure all'autorità, di cui era investito come arciprete, per imporre il proprio punto di vista; nella cronistoria della parrocchia egli scrive: "Prima dell'inizio dell'opera io presentai al vescovo mons. Rodolfi una nota scritta in cui chiaramente dichiaravo che, date le mie condizioni, io declinavo ogni responsabilità sia per la costruzione dell'edificio che per gli impegni che ne dovessero derivare.....In conseguenza, pur ammirando, io rimasi del tutto estraneo alla gestione dell'impresa".

Ottenuta via libera dal suo diretto superiore, Don Virgilio, incoraggiato dal vescovo e fiducioso nell'aiuto promesso dai dirigenti della Lanerossi, si mise subito all'opera per raccogliere i fondi (il progetto iniziale prevedeva una spesa di circa 150.000 lire, a conclusione dell'opera i soldi spesi saranno più del doppio e rimarrà ancora un debito saldato negli anni successivi): i Giovani di Azione Cattolica per primi offrono lire 35,60, "poca cosa, ma primo seme che fecondato dalla preghiera e dalla fiducia nella Provvidenza germogliò dando frutti ubertosi".

Ogni famiglia è invitata a deporre nei salvadanai appositamente distribuiti "diese schei" al giorno: ogni mese, passando per le case, le "apostole raccoglitrici" mettono insieme circa 1300 lire; sono organizzate lotterie e durante la sagra di Pasquetta, oltre alla solita pesca, funziona un parcheggio biciclette, sempre pro oratorio.

Di tutte queste offerte Gino Fedeli prende nota diligentemente in un apposito registro.

Notevoli contributi giungono dal Lanificio Rossi, grazie all'interessamento del Consigliere Delegato senatore Giuseppe Gavazzi e dei dirigenti Orlandi e Rabbi.

Sul terreno già di proprietà della parrocchia i lavori iniziano nel marzo del 1942 con lo scavo delle fondamenta e dello scantinato; per settimane Toni Marcante, Bepi Fusa ed Evelino Tisato scavano a forza di braccia e con le carriole trasportano il materiale che viene utilizzato per spianare l'area circostante. Il 25 ottobre dello stesso anno si festeggia la posa della prima pietra.

Il lavoro poi continua con entusiasmo, sotto la direzione di Alessandro Costalunga, viene interrotto soltanto per due brevi periodi: durante l'inverno, per il freddo intenso, e nella primavera '43 perchè in cassa non ci sono più soldi.

Accanto ai muratori di professione, quelli pagati, ne troviamo altri che nelle ore libere prestano gratuitamente la loro opera, magari trasportando dalla priara le pietre bianche utilizzate per l'erezione dei muri maestri.

Il 25 aprile 1943 (giorno di Pasqua) la frasca sul tetto annuncia a tutti che si è giunti alla copertura dell'edificio.

Il 28 novembre successivo il vescovo di Vicenza Carlo Zinato benedice la nuova Casa della Dottrina, "audace impresa di cui fu animatore coraggioso e indefesso il cappellano don Virgilio", come leggiamo nella cronistoria della parrocchia.

A questo edificio originario sarà aggiunta, tra il 1951 ed il 1954, un'ala dove al piano terra troveranno sede la cooperativa e il bar ACLI, nei due piani superiori si ricaveranno sale di riunioni e abitazioni.

Per decenni la Casa della Dottrina Cristiana è stata il centro non solo delle attività di formazione religiosa e ricreative per la gioventù di Pieve, ma anche delle iniziative di carattere sociale e politico.

Nella Casa della Dottrina s'incentrano soprattutto le attività formative e ricreative della gioventù maschile (le giovani hanno come punto di riferimento l'asilo): in questo, che è il periodo d'oro dell'Azione Cattolica, praticamente tutti, a partire dai sei anni, passano attraverso i vari gradi dell'associazione (dai beniamini, agli juniores, ai seniores, fino agli adulti).

In particolare per i più giovani l'oratorio diventa la seconda casa: luogo di giochi,dove si trascorre il tempo in allegria (il 31 gennaio 1944 per la prima volta si festeggia solennemente San Giovanni Bosco, al quale l'oratorio è dedicato); luogo di formazione cristiana, con il catechismo, le conferenze settimanali, gli incontri straordinari e luogo di preghiera nella cappellina, a disposizione di tutta la parrocchia per le messe feriali nei mesi freddi fino all'entrata in funzione della chiesa nuova, cappellina dalla quale si è ricavato lo stanzone utilizzato ora per la pesca.

Negli anni settanta comincia un periodo di crisi; più o meno tutti gli oratori parrocchiali si svuotano e rimangono inutilizzati; anche la funzione della nostra Casa della Dottrina Cristiana sembra ridursi ad un'azione puramente pastorale e formativa, ed anche questa limitata, diminuita.

Da esperienze fatte in questi ultimi anni abbiamo però visto che l'oratorio, adeguando le strutture e le iniziative alle esigenze della nostra comunità, può costituire una struttura ancora viva: bisogna saper leggere la realtà del nostro paese e scoprirne i bisogni e le possibilità, accettare con riconoscenza questa eredità e valorizzarla considerandola come uno strumento che ci aiuta a raggiungere ed affermare valori più durevoli.

 

"Tra la gente di Pieve al passar dei giorni" - 1990

 

parziale articolo scritto da Silvino Marzotto


FESTA DI SAN GIOVANNI BOSCO (31 GENNAIO)

Bambini e ragazzi che giocano insieme, si divertono serenamente ma con entusiasmo e grinta. Prima insieme hanno partecipato alla santa messa, animandola con i loro canti, e nella pausa del mezzogiorno insieme condividono anche il pasto, sempre in allegria; tutto questo organizzato e diretto da animatori e genitori, che nelle settimane precedenti si sono riuniti, per discutere, decidere cosa fare e poi hanno lavorato per realizzare la festa, che qui a Pieve si ripete da sessant'anni.

Si deve a don Virgilio Peripoli, allora cappellano sotto (per modo di dire) don Girolamo Bettanin, l'istituzione di questa gioiosa festa parrocchiale. L'oratorio o, come diciamo a Pieve, la Casa della Dottrina, inaugurata il 28 novembre 1943, è dedicato proprio a San Giovanni Bosco. Il 31 gennaio 1944 è festeggiato per la prima volta con giochi e attività formative, come facciamo anche noi oggi. A divertirsi non sono solo i più giovani, i protagonisti della festa, anche gli adulti, che numerosi sono sempre presenti, sono attratti irresistibilmente dal clima di allegria e partecipano alle attività organizzate.

I giochi sono semplici e tradizionali, come lo spaccapignatte, il tiro alla fune, la corsa con i sacchi, indovinare il peso di un maialino o di una capretta, ed altri che la fantasia e l'inventiva di anno in anno suggeriscono. Il freddo si fa sentire, siamo tra gennaio e febbraio, ma per tutti sono preparate bevande calde, vino e tè, e si possono gustare le fritole con la sardela e la maresina, che alcune brave signore cucinano.

 

E' una bella giornata, vissuta nello spirito di san Giovanni Bosco.


 

 

 

 

 

 

SAN GIOVANNI BOSCO (31 GENNAIO)

 

Patrono delle opere parrocchiali di Torre e Pieve.