IL BATTISTERO DELL'ANTICA PIEVE DI BELVICINO    

Lo storico Giovanni Piccoli in un suo studio del 1938 sui "quattro antichissimi battisteri", di Magrè, Pieve, Santorso e Montemagrè, fa risalire quello della nostra pieve all'XI-XII secolo. Non sappiamo in base a quali studi e testimonianze lo studioso sia giunto ad una tale conclusione; però è certo che il fonte battesimale costituiva uno dei privilegi sui quali si fondava la supremazia della nostra pieve nella Val Leogra, come ricorda l'iscrizione posta nel pronao della chiesa: "Le antiche genti della Val Leogra, divenute cristiane, ebbero qui il battisterio, l'altare e le tombe".

L'antichità di tale privilegio è storicamente attestata. Quando, nel 1332, tra il comune di Schio e quello di Torre e Pieve sorse una contesa per il possesso di boschi e pascoli, le nostre ragioni prevalsero per il fatto che le comunità di Torre e Pieve erano più antiche di quella di Schio, come dimostrato dall'esistenza della chiesa battesimale di Santa Maria di Belvicino, nella quale i paesi circostanti venivano per i battesimi, "come ad una Chiesa Madre": "Cum ibi sit Baptismalis Ecclesia Sanctae Mariae de Belvexino et ibi veniat aliae villae circumstantes ad baptizandum tamquam ad Matrem Ecclesiam" (Archivio Curia Vescovile, Vicenza, Stato delle chiese, b. Torrebelvicino).

Il battistero, a cui fa riferimento la citazione, con ogni probabilità appartenne alla chiesa di Pieve fino al 1860 circa.

Nella metà del 1800, come si può vedere nello stendardo esposto all'ingresso della canonica di Pieve, la chiesa era a tre navate, più larga quindi dell'attuale; l'edificio sacro però minacciava di crollare, tanto che l'arciprete don Pietro Marconi nel 1865 dovette farlo puntellare e pensare agli indispensabili lavori di consolidamento. In quegli anni gli abitanti di Pieve erano molto meno numerosi di oggi, non arrivavano a 400, e la chiesa appariva troppo grande rispetto alle esigenze del paese ed alle sue possibilità economiche; si decise quindi di abbattere quasi completamente la chiesa antica, della quale rimasero in piedi la facciata, il coro ed il campanile, e di ricostruirla più piccola, ad una navata, come si presenta oggi. I lavori iniziarono il 27 agosto 1867; la nuova chiesa fu inaugurata l'8 settembre 1868. L'edificio medioevale a tre navate dell'antica pieve della Val Leogra venne dunque abbattuto e con esso scomparvero i dipinti, le statue che lo abbellivano ed il battistero.

Posto a fianco all'ingresso principale, nella navata laterale destra, il fonte battesimale, quando questa fu abbattuta, perse la sua collocazione e, invece di essere trasferito all'interno della chiesa ricostruita, "inconsultamente e senza ricercare il permesso dell'autorità ecclesiastica fu venduto da un parroco al valente geologo Lodovico Pasini di Schio"; questo leggiamo nel verbale della visita pastorale del vescovo Antonio Feruglio del 1902.

Don Girolamo Bettanin, arciprete di Pieve, nella sua cronistoria, il 28 novembre 1930 scrive invece: "Cristianamente, serenamente muore a Vicenza a 94 anni compiuti il conte Almerico da Schio, celebre pioniere della navigazione aerea. Ricorderò sempre il vecchietto arzillo e pieno di spirito. Nel suo palazzo di Schio egli conservava ancora nel pianerottolo appiè della scala l'antica vasca del battistero di Pieve. Egli mi raccontava che il conte suo padre l'aveva tolta a Pieve all'epoca della ricostruzione della chiesa - verso l'anno 1865 circa - e che, portata a Schio aveva servito per molto tempo da abbeveratoio agli animali. Qualora io l'avessi desiderato, egli si era offerto di restituirla alla parrocchia".

Nel dicembre del 1934 in piazza a Pieve inizio lo scavo di una fognatura per far defluire l'acqua piovana, che ad ogni acquazzone ristagnava ed entrava anche in chiesa; nel corso dei lavori, a 40 cm. di profondità, fu messo in luce "il muro della navata laterale che esisteva anticamente"; nell'angolo interno di questa, a circa 3 mt. dall'attuale muro perimetrale, si rinvenne "la vasca del sacrario con sottostante vaschetta", nella quale si raccoglieva l'acqua benedetta usata per i battesimi. Il ritrovamento permise di stabilire con precisione dove si trovava il battistero; una lapide posta di recente ne ricorda l'esatta posizione.

 

20 Marzo 2007. Il battistero ritorna, dopo 139 anni, nella sua sede originaria.

Il conte Giovanni Da Schio, pronipote del conte Almerigo, ne ha concessa la restituzione.

Questo probabilmente rimarrà l'unico, ma importantissimo, recupero della spogliazione che negli anni subì la chiesa matrice della nostra vallata.

Alla nobile famiglia dei conti Da Schio la gratitudine della comunità cristiana di Pieve per aver prima salvato e poi custodito questo medioevale sacro fonte.

 

Una lapide sarà murata nell'antica pieve per rammentare ai posteri questo eccezionale evento.